Localizzazione
Luogo culturale
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Il luogo culturale coincide con la comunità di Savoia di Lucania.
Sono poche le tracce dei canti e delle danze tipiche di Savoia e per la maggior parte fanno capo alla memoria degli anziani abitanti del luogo, che solo in rare occasioni hanno la possibilità di condividere ai molti tali ricordi. Ciò è dovuto anche alla tipologia di canti che poco si adattano ai ritmi ed agli usi dei nostri giorni: le ninne nanne, i lamenti funebri, i giochi cantati della mietitura, i canti di lavoro, i giochi infantili. Più spesso invece si ha la fortuna di poter ascoltare i canti delle feste: le serenate, le tarantelle, i canti rituali religiosi, le arie paesane, ecc..
Si tratta di canti caratterizzati da continue trasformazioni dovute al passaggio “non scritto”: la trasmissione orale ha inevitabilmente comportato modificazioni nei passaggi generazionali, il che si è tradotto in un moltiplicarsi di versioni dello stesso canto, spesso molto diverse fra loro, e che sono state di volta in volta adattate alla zona geografica o alla situazione socio-economica e culturale. Per questo motivo è impossibile individuarne l’autore, mentre si può parlare invece di una sorta di “creazione collettiva”.
Tuttavia, dato che i detentori e i praticanti di questo prezioso sapere sono perlopiù persone anziane, è evidente la necessità di attuare un progetto mirato alla conservazione della memoria musicale tradizionale.
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Localizzazione geografica
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La localizzazione è il centro di Savoia di Lucania, tuttavia il progetto per le sue caratteristiche intrinseche può essere naturalmente esteso a un’area geografia ampia che comprende gran parte della Basilicata, la Campania ed il nord della Calabria, aree con le quali si condividono i testi dei brani e molti degli strumenti: la zampogna, la ciaramella, il cupa cupa, il tamburello nonché alcuni strumenti “idiofonici” quali il triccheballacche e la troccola.
Savoia è già sito nel quale, nell’ambito delle attività volte alla valorizzazione delle tradizioni popolari della comunità salviana, l’associazione culturale “Savoia terra mia”, la Compagnia Popolare Salviana e il Gruppo Folk “I salviani”, hanno realizzato la raccolta “Savoia Terra Mia – Cantare la tradizione – Musiche e canti popolari e religiosi salviani”.
Il lavoro di ricerca etno-musicologico, che prende spunto dai lavori prima di Carpitella e De Martino (1952) e poi di Adamo (2013), nel corso degli anni si è fortemente arricchito, grazie alla collaborazione con laboratori artigianali, artisti, musicisti e Associazioni che hanno contribuito a trovare nuove modalità di conservazione della memoria musicale locale.
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Descrizione del bene
Aree tematiche
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- Demoetnoantropologica (Tradizioni, riti, ...)
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Valutazione interesse culturale
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Savoia di Lucania presenta una tradizione musicale molto radicata, così come testimoniato anche dal Documentario audiofonico storico “La spedizione in Lucania” di Ernesto de Martino e Diego Carpitella del 1952. Già all’epoca furono effettuate diverse registrazioni di canti eseguiti dalle “Ragazze del Centro di Cultura Popolare”, per iniziativa dell’UNLA (Unione Nazionale per la Lotta all’Analfabetismo), o ancora da voci maschili e strumenti di persone del posto.
Il radicamento degli abitanti di Savoia di Lucania rispetto alla musica popolare può essere perfettamente riassunto nelle parole del Professor Adamo “il popolo salviano aveva patito la fame, subìto ingiustizie, affrontato calamità naturali eppure sopravviveva, e spesso la medicina di questa gente era la tarantella”.
I canti e i balli della tradizione sono, dunque, strettamente legati all’identità culturale locale del passato. Ciò è ancora più evidente dalla narrazione e dai testi, quali ad esempio “A munachella”, che racconta il dramma della povertà contadina, quando a causa della mancanza di dote le figlie femmine venivano destinate ad essere rinchiuse in convento. Tra i canti da lavoro “La pampanella” è il più rappresentativo, poiché narra della raccolta delle olive, coltivazione ancora oggi tipica della zona. Ancora, tra i canti all’organetto, “Vurria divetana ‘na verde spina” è tra le similitudini d’amore più tenere nella tradizione salviana: “Vorrei diventare una verde spina/ in mezzo alla strada mi vorrei piantare// Vorrei che passasse la bella mia/ per la gonnella la vorrei tirare// Essa risponde e dice oh Dio mio/ questa verde spina non mi vuol lasciare/ amore che hai/ questa verde spina non mi vuol lasciare… (Adamo G., 2013).
Nella cultura attuale, ormai globalizzata, il rischio di sparizione di tanti canti popolari religiosi lucani e meridionali è elevato, a causa della scarsità di fonti sonore recuperate su supporti elettronici. Il presupposto di questo progetto è quello di portare avanti un’idea progettuale di valorizzazione del patrimonio culturale legato alle varie tradizioni locali, attraverso l'indagine sul campo e il recupero di questo bene intangibile, con l’aiuto delle nuove risorse informatiche.
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Contesto
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Non è possibile risalire ad una datazione certa dei canti tradizionali salviani ed è impossibile individuarne gli autori, mentre si può parlare invece di una sorta di “creazione collettiva”, che ha comportato a causa della trasmissione orale e all’influenza della zona geografica o, un moltiplicarsi di versioni dello stesso canto.
E’ chiaro però che esse fanno riferimento alla vita povera e contadina, quindi a gruppi sociali definiti. Essa racconta uno spaccato di vita contadina, di serenate, di canti della mietitura, di momenti relazionali e conviviali, di semplici ritmi da ballare.
Nel corso degli studi e delle ricerche condotte, sono stati studiati alcuni lavori realizzati nel corso degli ultimi 150 anni, incentrati sulla ricerca compiuta sulla tradizione dei canti popolari del meridione d’Italia. Oltre al De Martino, già più volte citato, sono stati analizzati gli studi di Vittorio Imbriani e la sua opera “Canti popolari delle provincie meridionali” (Casetti & Imbriani, 1872) e di Giovanni Battista Bronzini.
Nel gennaio 1871, uno scoraggiato Imbriani scriveva al padre, da Firenze: […] sgobbo per pubblicare senza compenso i canti popolari meridionali […]: lavori faticosi e modesti, che non mi procacceranno né lode, né guadagno, che non illustreranno certo il mio nome, ma che sono utili […] alla conoscenza del nostro carattere nazionale e testimonianza di quell’affetto immenso e disinteressato che ho per tutte egualmente queste provincie d’Italia […] (Franzese & Giammattei, 1990). Oggi il lavoro di Imbriani rappresenta un’opera importantissima ai fini della conoscenza delle origini di queste forme poetiche contadine, che sono i canti tradizionali. Così anche il De Martino, durante la spedizione in Lucania, viene sporadicamente colpito da motivi e immagini puramente poetici, come dichiara nella nota seguente: “Di tanto in tanto si ritrova, nella letteratura popolare lucana, qualche frammento di pura poesia”.
Il Bronzini e il De Martino “scelsero” la Lucania come campo di ricerca, tuttavia non per motivazioni comuni: sebbene entrambi fossero stati stimolati dal fermento culturale e politico delle rispettive epoche, le ragioni scientifiche che li mossero erano diverse. Infatti, mentre il De Martino era spinto verso il “viaggio” e la “missione etnologica”, Bronzini era guidato verso la ricerca delle proprie radici. Lo studioso materano, in seguito, è stato anche tra i più convinti promotori dell’Università degli Studi della Basilicata (1981) e Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Lucania (Fantauzzi, 2003).
A 70 anni di distanza dal lavoro di De Martino e Carpitella, che ha consentito di far arrivare ai nostri giorni sonorità remote e versi antichi, il nostro compito è tutelare il processo di trasmissione da una generazione a quella successiva di queste forme di espressione vive ma, allo stesso tempo, fragili, con i mezzi moderni che sono a nostra disposizione.
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Descrizione modalita' di gestione
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Prima del XX secolo, la maggior parte di contadini e operai erano analfabeti e l'acquisizione dei canti era affidata alla loro memoria, senza la mediazione di libri, registrazioni o altri mezzi. Di fronte al rischio di scomparsa di questi beni e, con essi, della memoria storica, le modalità di trasmissione orali attualmente non si ritengono sufficienti.
E’ evidente la necessità di prevedere una sorta di “archivio” che sia basato sulla ricerca sul campo e sui documenti esistenti, finalizzato a un recupero, che restituisca alla comunità le tradizioni – di parole, musica e immagini - che fanno parte dell’identità salviana e meridionale. Tali finalità possono essere raggiunte attraverso diversi strumenti:
1) la ricerca sul campo e bibliografica per il reperimento del maggior numero di informazioni sul tema, attraverso interviste agli anziani, registrazione dei momenti di canto, ecc.;
2) realizzazione e distribuzione di documenti materiali e digitali;
3) diffusione della conoscenza attraverso convegni, pubblicazioni, documenti, laboratori, creazioni di opere d’arte, allestimenti museali, riproduzioni digitali e dal vivo, contest, e ogni altra forma che sia disponibile tecnologicamente;
4) coinvolgimento delle scuole.
Un ruolo strategico per lo sviluppo di questi punti sono le Associazioni Culturali locali, i Gruppi folk, artigiani, artisti e musicisti.
Ascoltare, ballare o suonare un certo tipo di musica ha rappresentato da sempre un modo per affermare la propria identità e sentirsi parte di una collettività. In ogni epoca, infatti, la musica ha rappresentato il collante di un gruppo: nei campi, nelle risaie, nelle marce degli alpini, ai concerti, ecc..
Nonostante il contesto storico attuale sia notevolmente diverso, i canti cristallizzano la memoria e il sentimento di una collettività, permettendole di esprimere la propria visione del mondo.
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Caratteristiche significative
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L’area tematica identificata è quella Demo-etno-antropologica poiché la musica tradizionale salviana racconta la storia di un popolo e delle sue tradizioni, è uno spaccato di vita contadina, di serenate, di canti della mietitura, di momenti relazionali e conviviali, di semplici ritmi da ballare.
Ad ogni tipologia di canto corrisponde una situazione specifica nella quale questo veniva eseguito:
I canti rituali sono strettamente legati al mondo contadino e alle stagioni. Spesso accompagnano i riti e le feste tipici del mondo agricolo: l’arrivo della primavera, il raccolto, la fine della fatica, o ancora canti propiziatori, legati a rituali pagani. Oltre ai rituali lavorativi, fanno capo a questa categoria i canti che accompagnano eventi privati, quali le nascite, il fidanzamento o il matrimonio, e infine, la morte.
I canti sociali esprimono le condizioni di disagio della povertà e delle dure condizioni di lavoro, ma sono anche canti di ribellione, ad esempio contro la leva e le guerre, o, come in questo caso, la monacazione forzata.
Ai canti del lavoro appartengono quei canti legati alla vita di contadini, pastori, mietitori, ecc. Alcuni di questi canti avevano la funzione di ritmare il lavoro, e per questo sono caratterizzati da una scansione ritmica molto accentuata.
Le ninne nanne che spesso non erano esclusivamente un modo per far addormentare i bambini, ma potevano rappresentare per la donna un mezzo per esprimere i propri sentimenti e i propri problemi.
Le filastrocche, erano invece legate all’infanzia e avevano principalmente una funzione ludica o educativa: con queste i bambini potevano imparare i numeri, i giorni della settimana, e a volte ciò che devono o non devono fare. Le ninne nanne, i canti all’altalena e i lamenti funebri sono profondamente legati al ruolo femminile nella comunità, ed ad alcuni aspetti fondamentali della vita: nascita, infanzia, amore e matrimonio (che costituiscono l’argomento tipico dei canti all’altalena) e morte (Adamo, 2004).
I canti religiosi o sacri, che rappresentano il ringraziamento per avere protetto la popolazione. Un altro costume legato al tema religioso, prettamente riservato all’universo femminile dell’epoca, era la “lamentazione funebre”: uno degli istituti rituali più emblematici della civiltà contadina del Sud, celebra un rito di passaggio a cui partecipano, direttamente o indirettamente, tutti i membri di una comunità (Bronzini, 1982). Ernesto De Martino descriveva questa consuetudine come “una tecnica del piangere”, cioè un vero e proprio processo formale e funzionale, che suscitava lo sdegno dei “colti” e che fu combattuto per secoli dalle autorità civili ed ecclesiastiche attraverso i Sinodi. Tracce ancora fresche della lamentazione funebre si trovano nei racconti delle nonne, che narrano di questa tradizione viva fino alla metà del Novecento in Lucania (Bravo, 2001).
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Bibliografia
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Adamo, G. (2004). Musica della Basilicata - Studi sulle registrazioni de Martino-Carpitella (1952). Roma: Edizioni Nuova Cultura.
Adamo, G. (2013). Musiche tradizionali in Basilicata - Le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto De Martino (1952). Squilibri.
Bravo, G. (2001). Italiani - Racconto etnografico. Roma: Meltemi editore.
Bronzini, G. B. (1982). Cultura contadina e idea meridionalistica. Bari: Edizioni Dedalo.
Casetti, A., & Imbriani, V. (1872). Canti popolari delle Provincie Meridionali (Vol. Volume II). Torino: Ermanno Loescher.
Fantauzzi, A. (2003). A distanza ravvicinata: Ernesto De Martino e Giovanni B. Bronzini nella Lucania degli anni '50. LARES, 69(2), 261-303.
Franzese, R., & Giammattei, E. (1990). Studi su Vittorio Imbriani. Napoli: Guida editori.
https://www.youtube.com/watch?v=BpBeGTA1I-s
http://www.archiviosonoro.org/basilicata/archivio-sonoro-della-basilicata/fondo-accademia-nazionale-santa-cecilia
https://www.youtube.com/watch?v=TVJIP0XXkt4
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Piano di salvaguardia proposto
Risorse aggiuntive
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Attivita' proposte
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Le modalità di conservazione e di salvaguardia sono:
1) la ricerca sul campo e bibliografica per il reperimento del maggior numero di informazioni sul tema, attraverso interviste agli anziani, registrazione dei momenti di canto, ecc.;
2) realizzazione e distribuzione di documenti materiali e digitali;
3) diffusione della conoscenza attraverso convegni, pubblicazioni, documenti, laboratori, creazioni di opere d’arte, allestimenti museali, riproduzioni digitali e dal vivo, contest, e ogni altra forma che sia disponibile tecnologicamente;
4) coinvolgimento delle scuole, delle Associazioni Culturali locali, i Gruppi folk, artigiani, artisti e musicisti salviani e meridionali.
La finalità è l’incentivazione del senso di appartenenza alla comunità accentuando la funzione identitaria della musica.
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E' gia' stato attivato un piano per la salvaguardia/rivitalizzazione e valorizzazione/fruibilita'?
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Si, da 4 a 7 anni
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Descrizione attivita' realizzate o da realizzare
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Alcune delle attività sono già state realizzate.
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Calendario attivita'
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Le attività hanno tempi di studio, elaborazione e organizzazione che necessitano di lunghi periodi di tempo ma che vengono presentati durante il corso di una manifestazione che si svolge ogni anno.
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Piano dei costi
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42000
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Piano dei ricavi
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0
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Partecipazione comunita'
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L’evento coinvolge direttamente i membri della comunità, sia attraverso l’organizzazione a mezzo delle Associazioni Culturali locali e del Gruppo Folk, che la partecipazione dei singoli cittadini quali possono interagire attivamente. L’evento coinvolge inoltre agricoltori, artigiani, operatori commerciali, Associazioni culturali e di categoria, e le scuole.
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Stato della progettazione
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Progettazione esecutiva e cantierabile
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