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Patrimonio culturale della Basilicata
Regione Basilicata
Guida alla compilazione
Accedi
Riferimenti dell'Ente
Qualificazione giuridica
Comune
Denominazione
COMUNE GROTTOLE
Codice fiscale/Partita IVA
800001800772
Comune
Grottole
CAP
75010
PEC
comune.grottole@cert.ruparbasilicata.it
Legale rappresentante
Angelo De Vito
Responsabile del procedimento
Nominativo
GIUSEPPE MELILLO
Email
protocollo@comune.grottole.mt.it
Telefono
Ruolo
Responsabile Area AA/GG
Denominazione del bene intangibile
Nome del bene
Festa di Sant'Antonio Abate
Localizzazione
Luogo culturale
La festa liturgica cade il 17 gennaio, giorno d'inizio del carnevale, ma per comodità metereologiche a Grottole si festeggia il lunedì e il martedì successivi al giorno della Pentecoste. Anche il culto per S. Antuono, come gran parte delle storie sacre, è accompagnato da narrazioni e tradizionali popolari. Anticamente la tradizione voleva che si offrisse a Sant'Antuono un porcellino che, allevato dalla comunità, veniva successivamente sacrificato in suo onore: si trattava di Antonino, il maiale di Sant'Antuono.
Più festosa era la ricorrenza estiva, quando la comunità era in fermento per trascorrere sulla collina di Altojanni, due giornate di festa, in cui l'elemento sacro e quello profano si mescolavano in modo indissolubile.
Si andava a Sant'Antonio Abate a dorso di mulo inghirlandato, per sentieri scoscesi che si snodavano lungo il colle su cui si erge l'antico santuario.
Non pochi erano coloro che andavano a piedi. S'incontravano persino donne che, per adempiere un voto, salivano scalze fin sul colle, ferendosi i piedi tra cardi, spine e sassi. Si marciava per circa tre ore e dalle bisacce spuntavano fiaschi di vino che promettevano momenti di euforia. A cavallo o a piedi, appena giunti sul monte, nel massimo silenzio e raccoglimento, si facevano tre giri intorno alla chiesa. Una cerimonia, questa, che veniva compiuta con scrupolosa meticolosità e con ordine prestabilito di movimenti. Era un modo, secondo la consuetudine, per poter entrare in rapporto con il Santo e tributargli onore e venerazione.
Localizzazione geografica
La popolazione si incammina dal centro abitato verso il Santuario di San Antonio Abate che dista circa 14 km. Vi è la presenza di strumenti musicali, vendita di artigianato locale, prodotti in ceramica di produttori locali.
Momento di preghiera è la celebrazione della santa messa e della successiva processione accompagnata da numerosi ceri votivi. I cirii a volte pesavano più di trenta chili ed erano costituiti, almeno quello grande, da 160 candele grandi e da circa 600 candele piccole. Il cirio veniva offerto al Santo e portato a spalla da quattro fedeli che chiedevano o avevano ottenuto una grazia. Il tutto accompagnato da squillanti canti. Il resto della giornata era occasione per stare insieme e dividere il cibo e il vino per far risuonare sulla collina i canti e le musiche che allietavano la festa. Al ritorno della statua in chiesa, la gente si sparpagliava per la campagna, alla ricerca di angoli più ombreggiati per stendervi tovaglie e poggiarvi le cibarie. Fra tanta animazione, si trasportavano le sporte e si accendevano focherelli con sterpi e frasche. In poco tempo nell'aria si diffondeva il profumo dell'arrosto sulla brace e si vedevano visi allegri e spensierati. Più tardi si sentivano delle voci intonare canzoni popolari che esprimevano in modo schietto e immediato il desiderio di ballare. Per i grottolesi la festa continuava sulla strada del ritorno. Le funi venivano fatte passare a cavallo dei robusti rami delle querce e le ragazze, rese più ardite dal vino, non tentavano nemmeno di tenere a bada le gonne al vento dell'altalena. Ancora oggi, anche se la festa ha perso alcuni momenti caratteristici, è molto sentita dai grottolesi che, ogni anno, puntualmente si ritrovano tutti sul monte.
Descrizione del bene
Aree tematiche
- Storica (momenti, aspetti/problematiche, protagonisti)
- Demoetnoantropologica (Tradizioni, riti, ...)
- Artistica
- Santità e vissuto religioso
- Territoriale-ambientale
Valutazione interesse culturale
Numerosi sono i segni di devozione custoditi nel Santuario perché donati al santo quali ex-voto nel corso degli anni. Tra questi troviamo: ciocche di capelli, vestiti, statuette, gonfaloni, quadri e numerosi arredi e suppellettili appartenenti alla chiesa. , in tempi recenti, ha dato ospitalità ai “fratocchi”, ovvero ai custodi del santuario, nonché ai pellegrini che giungevano di passaggio. Dietro la chiesa troviamo anche un pozzo-cisterna che forniva l’acqua ai visitatori del santuario. L’acqua, in modo particolare, veniva usata per lavare gli infermi che si recavano in questo luogo per cercare la guarigione dalle malattie cutanee per intercessione di Sant’Antonio Abate. Fanno parte della storia del luogo di culto il rito dei tre giri intorno al santuario, che i devoti usano fare prima di entrare in chiesa, in onore della santissima Trinità.
Contesto
Il Santuario di Sant'Antonio Abate è un complesso architettonico, la cui costruzione primordiale, risale al 1371. L'antica struttura erge su Fosso Magno sopra l'altopiano di Altojanni o Altogianni. Ad esso era annesso un piccolo ospedaletto, con camerette, per la cura dei lebbrosi e del morbo conosciuto come fuoco di Sant'Antonio. La struttura medica fu voluta dalla Regina Giovanna I di Napoli per arginare la contagiosa malattia che venne guarita e distrutta per opera di alcuni Monaci dell'ordine del Tau. Eretto sul crinale bucolico di "Fosso Magno", a 13 chilometri da Grottole, è meta di pellegrinaggio (lunedi e martedi dopo la Pentecoste). Il Santuario di Sant'Antonio Abate di Grottole dipese dalla Badia di Napoli, insieme ad altri 52 Beneficii, di cui 7 furono di libera collazione, come Abriola, Sant'Arcangelo, Grottole, Lagonegro, Montemurro, Potenza e Saponara. Fu sempre di Regio Patronato perché fondato dalla regina Giovanna. La Chiesa attuale e il corpo di fabbrica adiacente furono consacrati dal Vescovo di Irsina nel 1733. Nel 1775 il Santuario passò all'Ordine Costantiniano di San Giorgio ed in seguito affidato al clero Diocesano. Dai ruderi di Altogianni si gode una vista magnifica sulle valli del Basento e del Bilioso e "l'occhio spazia in ogni direzione su un orizzonte sterminato, identico in tutto il suo cerchio
Descrizione modalita' di gestione
La tradizione viene tutt'ora trasmessa in maiera orale e con la partecipazione della popolazione alla procesisione e alla funzione liturgica e festa popolare.
Caratteristiche significative
la tradizione viene trasmessa all'interno della comunicà rafforzando il legame con il Santo e con il luogo.
Bibliografia
Piano di salvaguardia proposto
Risorse aggiuntive
Recupero del luogo come spazio di meditazione e raccoglimento religioso e spirituale in linea con le azioni del santo eremita.
Recupero della data 17 gennaio come spazio centrale per l'inizio del tempo del carnevale
Attivita' proposte
Giornate di apertua del periodo di Carnevale
Luogo permanente di ritiro spirtuale e accoglienza con la presenza di Frati Francescani
E' gia' stato attivato un piano per la salvaguardia/rivitalizzazione e valorizzazione/fruibilita'?
No, da realizzare per la prima volta
Descrizione attivita' realizzate o da realizzare
Attivazione di un luogo di residenza dei Frati francescani.
Inizio del Carnevale.
Processione
Calendario attivita'
Creazione luogo di spiritualità.
Entrata del carnevale
Recupero Tradizioni musicali e artigianali
Piano dei costi
100000
Piano dei ricavi
0
Partecipazione comunita'
tutte le componenti della comunità civile e religiosa. Partecipazione attiva delle associazioni e delle scuole.
Stato della progettazione
Nessuna